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Pubblicato Rapporto Territori 2025 dell’Asvis – Dove siamo con i target dell’Agenda 2030

Pubblicato Rapporto Territori 2025 dell’Asvis – Dove siamo con i target dell’Agenda 2030

Il Rapporto Territori 2025 dell’ASviS è stato presentato nel dicembre 2025 e fa parte di una pubblicazione annuale, avviata nel 2019, con l’obiettivo di monitorare in modo continuativo l’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile nei territori italiani. Ogni edizione aggiorna indicatori e trend, consentendo di valutare se le politiche pubbliche stiano producendo risultati coerenti con gli impegni assunti a livello internazionale.

Il quadro di riferimento resta l’Agenda 2030, approvata nel settembre 2015 da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite. L’Agenda fissa un orizzonte temporale chiaro: il 2030, anno entro il quale dovrebbero essere raggiunti i 17 Obiettivi e i 169 target che compongono il programma globale per lo sviluppo sostenibile.

Le tappe internazionali da qui al 2030

Il percorso verso il 2030 non è lineare, ma scandito da verifiche periodiche. Dopo il primo grande bilancio globale effettuato nel 2023 durante il SDG Summit delle Nazioni Unite, il periodo 2024–2027 è considerato cruciale per accelerare l’azione, soprattutto a livello nazionale e locale. Una nuova valutazione globale è prevista nel 2027, mentre il 2030 rappresenta il termine ultimo per il conseguimento degli obiettivi. In questo contesto, i Rapporti ASviS – e in particolare il Rapporto Territori – assumono un ruolo strategico: collegano gli impegni internazionali alle politiche regionali e urbane, rendendo misurabile ciò che spesso resta astratto.

I risultati generali del Rapporto

Il documento evidenzia ritardi significativi e divari territoriali persistenti, confermando che il percorso verso la sostenibilità è incompleto e richiede un’accelerazione delle politiche pubbliche locali e nazionali. Secondo il Rapporto, meno del 20% dei target dell’Agenda 2030 sarà raggiunto entro il 2030 se si mantengono gli attuali trend. A livello nazionale, l’analisi degli indicatori mostra che: Economia circolare (Goal 12) è l’unico ambito in cui si registra un miglioramento diffuso (18 regioni su 21). Al contrario, povertà (Goal 1), gestione delle risorse idriche (Goal 6), disuguaglianze (Goal 10), qualità degli ecosistemi terrestri (Goal 15) e istituzioni (Goal 16) presentano peggioramenti generalizzati in quasi tutte le regioni. Le disuguaglianze territoriali tra Nord e Sud restano marcate: molte regioni del Mezzogiorno mostrano performance inferiori rispetto alla media nazionale su vari SDGs, riflettendo gap strutturali di opportunità, servizi e infrastrutture sostenibili. Il Rapporto conferma che l’Italia, pur avendo fatto passi avanti su alcuni fronti, arretra o stagna su molti obiettivi chiave. A livello nazionale si registra un peggioramento dei risultati per sei SDGs su 17, tra cui povertà, accesso all’acqua e servizi igienico-sanitari, disuguaglianze e tutela degli ecosistemi. Solo undici dei 38 target nazionali quantitativi analizzati risultano potenzialmente raggiungibili entro il 2030. Alcuni progressi si osservano su istruzione di qualità (Goal 4), parità di genere (Goal 5), energia pulita (Goal 7), lavoro dignitoso (Goal 8) e clima (Goal 13), ma tali miglioramenti risultano ancora fragili e insufficienti rispetto alla dimensione delle sfide. Questi dati contribuiscono a comprendere come, a dieci anni dall’adozione dell’Agenda 2030, il ritmo di attuazione sia troppo lento e richieda un forte ripensamento delle politiche pubbliche nazionali e territoriali.

In Campania: ritardi strutturali e fragilità diffuse

Nel confronto tra regioni italiane, la Campania mostra performance critiche in molti obiettivi sopraindicati. Il quadro generale descritto dal Rapporto indica che molte regioni del Mezzogiorno – tra cui la Campania – hanno una quota di obiettivi potenzialmente raggiungibili sotto il 30% e mostrano arretramenti su circa il 30% dei target analizzati. Questo vuol dire che, nel contesto regionale, la transizione verso uno sviluppo sostenibile è rallentata da debolezze strutturali nei sistemi socioeconomici e ambientali: elevati livelli di povertà, accesso diseguale ai servizi, ecosistemi fragili, governance locale insufficiente e difficoltà nell’attuazione di politiche integrate. La situazione demografica e socioeconomica della Campania conferma queste tendenze: il tasso di disoccupazione regionale, ad esempio, è ben superiore alla media nazionale, con Napoli che registra dati particolarmente elevati (oltre il 20%) rispetto al resto d’Italia. Queste condizioni impattano direttamente su molti SDGs, soprattutto quelli legati al lavoro dignitoso, alla riduzione delle disuguaglianze e alla qualità della vita urbana.

Napoli: sostenibilità urbana tra criticità e potenzialità

Nella Città Metropolitana di Napoli, la sostenibilità assume una dimensione urbana molto concreta, con sfide specifiche legate alla densità abitativa, alle differenze tra centro e periferia, alla mobilità e alla qualità dell’ambiente costruito. Secondo le analisi territoriali citate dal Rapporto: Napoli è stata identificata come una delle città metropolitane in condizioni critiche, dove la quota di obiettivi non raggiungibili supera il 70% per alcuni indicatori, riflettendo ritardi marcati soprattutto su strumenti di inclusione sociale e servizi urbani sostenibili. Questi dati sottolineano come la sostenibilità urbana a Napoli non sia solo un obiettivo tecnico, ma una questione sociale, economica e territoriale interconnessa: dalla qualità dell’aria alla mobilità sostenibile, dalla gestione dei rifiuti alla capacità di rigenerare spazi pubblici e opportunità di lavoro.

Dalle analisi ai percorsi di cambiamento

Il Rapporto Territori 2025 non è un semplice registro di criticità: è uno strumento per orientare le politiche pubbliche e promuovere partenariati tra istituzioni, imprese, società civile e comunità locali. In una città come Napoli, dove si intrecciano bisogni profondi e straordinarie risorse umane e culturali, l’agenda della sostenibilità può diventare un terreno di innovazione sociale, a condizione che si mettano al centro la qualità della governance, l’inclusione e la progettualità partecipata. Le tendenze evidenziate dal Rapporto richiamano con forza la necessità di strategie territoriali integrate, capaci di trasformare i dati in politiche coerenti e di misurare progressi reali in termini di benessere ambientale e sociale.

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