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La medicina territoriale che vorremmo.

Sconcertante la diatriba tra sindaco De Magistris e Governatore De Luca mentre la domanda di cura resta senza risposta nella sua urgenza dolorosa.
Ad Aprile proposi in un post che ebbe molti consensi di implementare la medicina territoriale. Lo rivendica e lo illustra chiaramente Milena Gabanelli nel suo ultimo dataroom.
La richiesta lasciata per lo più inevasa è quella di valorizzare la figura del medico di medicina generale liberandolo dalle catene burocratiche che ne limitano e mortificano la professionalità.
Il primo interlocutore del paziente è il suo medico curante che con le opportune dotazioni quali dispositivi di sicurezza e tampone può prestare le prime cure e dare le prime rassicurazioni tanto desiderate e attese in questo difficile periodo. Questo il primo tassello indispensabile per fare da filtro agli ospedali e per rendere degno il servizio sanitario nazionale. È sempre il medico di medicina di base che conoscendo bene il suo paziente può prevenire e curare le altre patologie e indirizzare alle cure di secondo livello.
Valorizzare questa importante figura professionale significa riconoscerla, apprezzarla e dotarla di mezzi, apparecchiature e spazi che non siano gli angusti studi condominiali dove ogni ruolo di siffatta importanza non può essere svolto in efficienza ed efficacia. I milioni spesi per le nuove strutture covid potevano comprendere questi servizi essenziali nello scenario delle cure da prestare. Se non lo si è fatto non è mai tardi per farlo ora che l'esperienza ne ha dimostrato ancor più la imprescindibile utilità.
Un servizio sanitario efficace non può misconoscere tutte le altre patologie che nel frattempo disattese gonfiano i numeri della letalità e accrescono il senso di insicurezza verso un governo che proprio questo senso dovrebbe saper dirimere.
Angela Ansalone - pediatra - Green Italia Campania